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Erfahrungen: Il mio Cammino Celeste

Il mio Cammino è iniziato sabato 30 giugno 2018 alle 09.30 ad Aquileia, dopo aver ricevuto la Credenziale, e si è concluso sabato 07 luglio ’18 sul Monte Lussari intorno alle 14.30.

In realtà ho poi pernottato sabato su domenica a Valbruna e sono rientrato a casa in treno nella tarda mattinata di domenica 8 luglio.

Non mi dilungherò sulle singole tappe, i pernottamenti e i luoghi da visitare in quanto sono già ben descritti nella guida oppure nei file PDF resi liberamente disponibili sul sito del Cammino. Per questo motivo invito chi fosse interessato ad intraprendere il Cammino di non preoccuparsi troppo del “come” ma piuttosto sul “perché e cosa” eventualmente si aspetta da questa esperienza.

Personalmente la mia preparazione si è appoggiata ai file che ho trovato sul sito che si sono rivelati essenziali ma sufficienti per percorrere il Cammino. Una bussola, sapendola leggere, la ritengo parte integrante di un viaggio del genere, forse anche un paio di cartine tabacco per le zone più remote (alta val torre, Musi).


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Riguardo alla parte materiale del Cammino mi sento di proporre una “campagna” di ripristino della segnaletica almeno con la vernice celeste/azzurra nei punti cruciali (incroci, sentieri poco segnati,…) soprattutto nella zona di Cormons->Vencò (perché io lì mi sono perso 2 volte :) ). Sarebbero da trovare una decina di volontari ed ognuno prendersi una tappa e “ripassarla”. Prenderebbe un giorno e qualche decina di euro di bombolette.

Il Cammino, per me, è stato una meraviglia scoperta poco a poco, una sinfonia di sensazioni, emozioni, momenti di stupore, uno scrigno dal quale attingere nei momenti bui.

Io non ho iniziato il Cammino con un motivo ben definito in testa. I motivi si sono poi mostrati di tappa in tappa, di giorno in giorno, di incontro in incontro.

Delle persone che ho incontrato lungo il Cammino mi soffermo sull’ultima solo perché condensa ciò che ho trovato in tutte le altre senza togliere niente a nessuno.

Si tratta di Padre Peter, il sacerdote del Monte Lussari. Lo scambio di parole che abbiamo avuto è stato il coronamento del mio viaggio, sembrava che quanto avevo vissuto venisse pienamente capito e condensato in poche semplici frasi, la prima delle quali è stata, più o meno: “tutti noi cerchiamo la pace, ognuno a suo modo”. (Ho rischiato di piangere, cosa che comunque ho fatto nei giorni successivi…)


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Da questo punto in poi spero di non risultare troppo drammatico, pesante, mistico o esaltato ma quanto ho vissuto, in solitudine, in quei otto giorni e notti mi ha profondamente colpito e cambiato.

Infatti il ritorno alla “normalità” è stato un trauma, un vero e proprio terremoto emotivo ed esistenziale che perdura ancora adesso mentre sto scrivendo. La mia visione della vita stessa non è più la stessa e il pensiero di riprendere il vecchio tran tran mi getta in un profondo sconforto associato alla paura di perdere ciò che il Cammino mi ha mostrato ed insegnato. La possibilità che quanto vissuto venga diluito nello scorrere del tempo e del malessere quotidiano non è affatto remota in quanto la ho già vissuta 3 anni fa in un altro contesto.

Non voglio con questo annoiare nessuno con i miei problemi esistenziali ma solo far notare che una tale esperienza può avere anche effetti profondi e destabilizzanti, soprattutto se vissuta in solitudine, che non considero una parola con accezione negativa.

Per questo ho tenuto un piccolo diario delle singole tappe con le annotazioni di quanto visto e successo all’esterno e poi di quanto accaduto internamente, per non dimenticare. In questo piccolo racconto traspaiono i cambiamenti, i dubbi, le domande e le risposte che si sono succedute e che ritengo troppo personali per divulgarle in un tale contesto. Resta il fatto che reputo il Cammino una delle più belle esperienze della mia vita e vorrei portarla avanti in qualche maniera.


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Sicuramente sono stato vago e non ho detto molto, ma ciò che ho incontrato si colloca di più nel “sentire” che nel normale mondo sensorio e per questo le parole servono a poco. Ed è proprio nel sentire che si rivela la parte più profonda di ciò il Cammino mi ha lasciato in quanto questo si riverbera nella quotidianità rendendo palese il fatto di quanto siamo “addormentati” nella vita normale, di quanto le abitudini, i preconcetti, la società ci rendano di fatto dei robottini che reagiscono alla vita invece di prestare attenzione a ciò che lei ci vuole dire.

Vi lascio delle foto che spero vi possano servire. Le ho nominate con l’intento che siano auto esplicative relativamente alla parte di Cammino mostrato.

Non so se pubblicherete, almeno in questa forma, questo scritto; avete tutta la mia stima per il lavoro che avete portato avanti e spero di potervi aiutare, in qualche modo, in futuro.



Cordiali Saluti

Walter Samsa




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